di Giacomo Nalin, 03 Aprile 2025 (lettura 3 minuti)
La lunga storia del Sud Tirolo tra identità e nazione
Cosa accade quando una terra viene spinta dentro uno Stato che non le appartiene? Quando una lingua, una cultura e un’identità vengono messe in discussione da leggi, confini e guerre? La storia del Sud Tirolo – o Alto Adige – è un racconto lungo un secolo. Un racconto fatto di scelte dolorose, di silenzi, di bombe e di compromessi. Ma anche di convivenza e di ricostruzione.
1919: La frattura
Per secoli, il Sud Tirolo fu parte integrante dell’Impero Austro-Ungarico. Le sue vallate parlavano tedesco, le scuole seguivano programmi viennesi, e l’identità culturale della popolazione era radicata nel mondo mitteleuropeo.
Poi venne il 1919. Con il Trattato di Saint-Germain, l’Italia annesse il Tirolo meridionale. La popolazione non venne mai consultata. Iniziò così un lungo processo di assimilazione.
Durante il regime fascista, l’italianizzazione fu sistematica:
Vennero chiuse le scuole in lingua tedesca.
I nomi dei paesi furono tradotti o reinventati (da Bozen a Bolzano, Meran a Merano).
Gli impieghi pubblici furono riservati agli italiani.
La cultura locale venne messa sotto pressione. Parlare la propria lingua diventava un atto di resistenza.
1939: Una scelta impossibile
Ma fu nel 1939 che la ferita più profonda si aprì. In seguito all’accordo tra Hitler e Mussolini, ai sudtirolesi venne imposta un’alternativa drammatica:
Optare per il Reich e trasferirsi in Germania (gli Optanten),
oppure restare in Italia (i Dableiber) rinunciando alla tutela della propria lingua e cultura.
Chi erano gli Optanten
Optare significava abbandonare tutto. Famiglie intere vendettero le case, lasciarono le valli natali per essere reinsediate in territori occupati dalla Germania – in Polonia, nei Sudeti, nei Paesi Baltici. Non erano benvenuti, non avevano radici.
Molti finirono in zone di guerra. Alcuni morirono. Altri tornarono solo anni dopo, trovando una patria che non li voleva più.
Chi rimase in Alto Adige visse con il peso della colpa. Visto come “collaborazionista” da Vienna e come potenziale sovversivo da Roma.
Famiglie spezzate. Fratelli divisi. Una diaspora interiore, nel cuore stesso dell’Europa.
1961: Bombe nella notte
Finita la guerra, l’Italia firmò con l’Austria l’Accordo De Gasperi-Gruber (1946), che prometteva autonomia e diritti culturali per la minoranza germanofona. Ma le promesse rimasero, per anni, lettera morta.
Così, la frustrazione esplose. Il 12 giugno 1961 – nella notte passata alla storia come Feuernacht, la “notte dei fuochi” – il gruppo BAS (Comitato per la Liberazione del Sud Tirolo) fece saltare 37 tralicci dell’alta tensione. Un gesto eclatante per attirare l’attenzione internazionale.
Feuernacht, la notte dei fuochi
L’Italia reagì con forza: stato d’assedio, arresti, torture denunciate. Il Sud Tirolo si trasformò in una zona militarizzata. La tensione restò alta per anni.
Solo con l’intervento dell’ONU e una mediazione diplomatica guidata dall’Austria si avviò un percorso di trattativa che culminò nel Pacchetto per l’Autonomia, completato nel 1992.
Un modello di autonomia?
Oggi, l’Alto Adige/Südtirol è una delle regioni più autonome d’Europa:
• tre lingue ufficiali (tedesco, italiano, ladino)
• competenze legislative indipendenti
• una gestione fiscale quasi totale.
Ma la coesistenza non è sempre semplice. Le scuole restano separate per lingua. I partiti politici sono distinti per gruppo linguistico. Il censimento linguistico è ancora fonte di tensioni: ogni dieci anni, gli abitanti devono dichiarare la loro appartenenza a un gruppo etnico per accedere a certi diritti.
L’identità sudtirolese non è mai neutra: si legge nei cognomi, nelle scelte scolastiche, nelle bandiere fuori dalle case. C’è chi si sente italiano. Chi tirolese. Chi europeo. Chi, semplicemente, “di qui”.
E oggi? L’eredità di una storia irrisolta
Nel 2025, ancora esistono partiti che chiedono l’indipendenza del Sud Tirolo o il ritorno all’Austria. I ricordi dell’Option e della repressione restano vivi, soprattutto nelle famiglie.
Ci sono musei della memoria, archivi orali, documentari. Ma ci sono anche silenzi. Silenzi lunghi, come quelli dei vecchi che non hanno mai raccontato perché il fratello se n’era andato, o perché il nonno era tornato con l’accento tedesco e il volto segnato.
La lezione del Sud Tirolo
La storia di questa terra ci ricorda che i confini non sono solo linee sulle mappe: sono cicatrici nella vita delle persone.
Che identità, lingua e appartenenza non si creano a tavolino.
Che la convivenza, anche se imperfetta, è possibile. Ma va costruita con lotta, sangue e compromessi.
Cronologia per orientarsi
1919 – Trattato di Saint-Germain: l’Italia annette il Sud Tirolo
1922-1943 – Fascismo e italianizzazione forzata
1939 – Option: oltre 200.000 sudtirolesi costretti a scegliere tra Italia e Germania
1946 – Accordo De Gasperi-Gruber
1961 – Feuernacht, la notte dei fuochi
1972 – Nuovo Statuto di Autonomia
1992 – Accordo finale Italia-Austria: chiusura ufficiale della questione altoatesina
Oggi – Una regione autonoma, ma ancora attraversata da tensioni identitarie
Bibliografia
Claudio Magris, Lontano da dove. Joseph Roth e la tradizione ebraico-orientale, Garzanti, 1989.
(Contesto culturale mitteleuropeo e perdita dell’identità dopo la fine dell’Impero austro-ungarico)
G. Pallaver, L’Alto Adige/Südtirol: identità, autonomia, convivenza, Il Mulino, 2014.
Michele Marchi – Luca Verzichelli (a cura di), Il Sudtirolo: una storia di confini e autonomie, Carocci, 2019.
Leopold Steurer, Die Option: Südtirol zwischen Faschismus und Nationalsozialismus, Edition Raetia, 1996.
Umberto Tommasini, Alto Adige, terra contesa, Laterza, 1971.
Hans Karl Peterlini, Feuernacht. South Tyrol’s Fight for Freedom, Folio Verlag, 2011.
Accordo De Gasperi-Gruber (1946) – Testo disponibile sul sito della Farnesina e dell’EURAC Research.
https://www.eurac.edu/
Autonomie in Europa. Modelli a confronto, EURAC Research, 2020.
A/Essenza Geopolitica di Franz Simonini
🌊 Al di là del Velo di Maya: la Geopolitica come sguardo nel Mondo
Scritto benissimo. Puntuale, conciso e soprattutto scritto benissimo.
Complimenti